18.7.08

Ancora bufera nel ciclismo



Un altro caso di doping al tour de france. Questa volta è un italiano, e non un italiano qualsiasi, è Riccò. Lui, la nuova promessa, lui, il cobra, capace di guadagnare 1.26" alla fine di una salita sul gruppo maglia rosa, lui, che ha l'ematocrito alto per natura (ma a questo punto sarà vero?) e che quindi ha fatto fatica a diventare professionista. Io ho già parlato altre volte del doping, ho detto tutto quello che pensavo e che penso, adesso rimane una citazione: "Il doping al tour de france è un pò come il panettone a Natale, non può mancare", by Comandante Nebbia.
Riporto paro-paro il commento che ho scritto su un "blog amico" stanotte quando ho scoperto la cosa.

Nooooo... Sono appena tornata a casa, lavoro più festa di laurea, e scopro da te questa cosa... Del resto, proprio dopo la seconda tappa vinta da Riccò, l'unica del tour che ho guardato, ho badato alla media tenuta dai corridori per vedere se erano vere tutte le storie dei telecronisti che raccontavano che il ciclismo era pulito perchè al giro d'italia andavano piano. Ebbene, nonostante fosse una tappa di montagna hanno tenuto i 42 virgola qualcosa di media, e allora ho capito. Perchè ormai non servono più i controlli antidoping, per uno che ne beccano ce n'è altri 200 che non trovano, l'ipocrisia sta nel considerare "sporco" solo quello sfortunato. E adesso, dopo che i nostri telecronisti hanno dato addosso all'altro corridore arrestato al tour (non mi ricordo come si chiama) aspetto proselitismi in difesa di Riccò. Poveretto, quasi lo difenderei anch'io, giovane com'è, accalappiato da un sistema in cui lui, minuto com'è, poteva solo ambire a sopravvivere. Illusione svanita.

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