28.5.08

Attenzione ai rapporti coi disabili


Quando avevo letto il manuale per i volontari olimpici, ero rimasta così stupita da "abilità" indispensabili come le gambe incrociate quando si è seduti o il sorriso perfetto che non mi sono soffermata su qualcosa di agghiacciante.
C'è un capitoletto (sempre nella sezione 6 del manuale, si vede che è un numero fortunato!) sui "rapporti coi disabili" in cui li si descrive quasi con lo stesso tono di un documentario di Piero Angela sulle oche selvatiche, come esseri che hanno le loro abitudini, il loro carattere, sono introversi e chiusi.
Che pressapochismo razzista!
Del resto questa è una caratteristica intrinseca dei sistemi di governo totalitari: l'indurre a pensare per categorie fisse e immutabili, il dover ragionare in base a luoghi comuni falsi e spietati, l'accomunare situazioni diverse solo per un particolare in comune poco rilevante...

Ecco l'articolo di Marina Palumbo, de La Stampa:

Pechino fa infuriare i disabili. In una guida per i volontari cinesi alle Olimpiadi, nel capitolo «Come trattare i disabili», è stato scritto che si tratta di un «gruppo speciale» con «personalità e modi di pensare unici», spesso «asociali, cocciuti e sospettosi». Lo riferisce il Times.

Ad esempio, il manuale consiglia ai circa 100mila volontari che lo hanno ricevuto, di non dare mai degli " zoppi" ai disabili neanche per scherzo perché, essendo persone «sempre sulla difensiva», potrebbero reagire male.

I «consigli» della guida riflettono decenni di discriminazione verso i disabili, fisici e mentali, che in Cina sono circa 83 milioni, pari alla popolazione tedesca. La politica del figlio unico e il desiderio di una nazione «sana» del Partito Comunista hanno favorito i pregiudizi e portato alla sterilizzazione dei disabili.

Per fortuna, dagli anni Novanta l’atteggiamento si è leggermente ammorbidito e ci sono stati progressi sociali, anche nel linguaggio: non vengono più chiamati "can fei", cioè handicappati o deficienti, ma "ji ren", persone disabili. E la settimana scorsa la Grande Muraglia e la Città Proibita di Pechino sono state rese accessibili alle sedie a rotelle per la prima volta. Ma resta l'amara sensazione che molta strada ci sia ancora da fare.
«Sono basito. Non è tanto il linguaggio usato ma il fatto che nel 2008 veniamo ancora considerati una razza a parte», dice Simone Aspis, del Concilio britannico per disabili.


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20.5.08

Lettera di un immigrato: cara madre, mi manchi


Ho appena finito una discussione sugli stranieri in Italia, circondata da tre persone che, come tanti altri italiani, funzionano a luoghi comuni tipo "gli zingari rapiscono i bambini" o "vanno bene gli stranieri che lavorano". Non ce l'ho fatta a eliminare le loro frasi fatte, ma almeno è passato il concetto che gli stranieri non vengono puniti è perchè la legge italiana concepita da italiani per avvantaggiare italiani non permette questo. Però la naturale conseguenza di questo discorso, che sarebbe la proposta di abolizione delle suddette leggi, non ha avuto successo. Come non li ha convinti il fatto che bruciare i campi rom è TOTALMENTE incivile, che è ancora più tragico che le istituzioni non abbiano detto niente, e che questa è la naturale conseguenza dei luoghi comuni che loro appoggiano. Non capisco come sia possibile, ma non si arriva alla consapevolezza che se ad esempio su 100 rapine al giorno i tg ne raccontano solo 3, che magari sono le uniche realizzate da stranieri, la percezione del problema cambia in modo radicale. Bene.
Pubblico quindi una lettera di un immigrato alla madre, scritta da doxaliber su Mentecritica. Giusto per ricordare (in modo sublime) che ragionare sempre con due pesi e due misure è totalmente fuorviante.

Cara madre, perdonami se dalla mia partenza non ho più avuto modo di contattarti, come sai io non so scrivere, per questo mi sto facendo aiutare da un amico che, non ci crederai, abitava proprio in un villaggio vicino al nostro ed è partito insieme a me, per qualche strano paradosso non l’ho mai incontrato, se non una volta giunto qui. Lui è uno nobile, ma se c’è una cosa che ho imparato subito dopo la mia partenza è proprio che le caste per noi emigranti non esistono, per gli abitanti di questo paese siamo tutti uguali. Il viaggio è stato lungo e difficile, posso assicurarti che dal nostro villaggio fino al mare il percorso è stato davvero lungo e faticoso, per fortuna l’abito buono e le scarpe le avevo messe in saccoccia, così non si sono rovinate.

Ti dicevo del viaggio, quello via terra è stato duro, ma ancora peggiore è stata la navigazione. L’imbarcazione era piena, eravamo tutti ammassati: uomini, donne, bambini. Per passare il tempo alcuni intonavano i canti della nostra assolata ed arida terra, ma la maggior parte temeva di finire i suoi ultimi giorni nel fondo degli abissi, qualcuno diceva che era già successo in passato. Abbiamo trovato burrasca, molti hanno iniziato a pregare, altri urlavano che gli spiriti maligni avevano maledetto quella nave e tutti quelli che c’erano dentro.

Una maga ha officiato dei riti purificatori, nonostante tutto alcuni di noi presi dal panico volevano scappare all’aperto, ma uomini armati ci hanno trattenuto nelle stive.Ho avuto paura, poi il tempo è migliorato e d’improvviso dentro di me ho sentito una gran malinconia; tu lo sai madre, se avessi potuto rimanere lo avrei fatto. Ma la guerra a volte ti colpisce anche quando fai di tutto per evitarla, in questo triste mondo ti ero rimasto solo io, ma tu hai preferito piangere la mia lontananza piuttosto che la mia perdita

Avrei tanto voluto portarti con me, nella terra dei sogni, dove c’è il lavoro, dove c’è ricchezza, dove non c’è la guerra, dove i campi si arano con potenti macchine e gli uomini non si ammazzano per un po’ d’acqua. Ma ora che sono qui sono contento che tu non sia venuta. Non voglio mentirti madre, temo di essere sbarcato nella terra sbagliata, qui le strade sono piene di insegne luccicanti e musica, ma in realtà tutto è duro, difficile, violento.

Appena siamo arrivati ci hanno fatto sedere a terra, poi ci hanno chiesto i documenti (molti di noi non li avevano e sono stati duramente interrogati), uomini armati si sono piazzati davanti a noi, ci controllavano per evitare che qualcuno di noi tentasse la fuga. Poi ci hanno fatto alzare e, uno ad uno, ci hanno sottoposto a delle visite mediche. Alcuni di noi sono rimasti nella stanza del dottore troppo a lungo, erano debilitati, ed è stato come se dentro di me sentissi che alcune di queste persone in realtà quell’infermeria non l’avrebbero mai più abbandonata. Nei miei incubi sento ancora le loro voci. Per giorni sono stato chiuso in questo centro di permanenza su un isolotto in mezzo all’acqua.

Poi insieme ad un amico siamo riusciti a fuggire. Forse ho sbagliato, da allora mi sento braccato. Ho trovato un impiego, ma il lavoro è difficile e pesante, di certo non meno pesante del lavoro con il quale mi spezzavo la schiena nell’amata terra mia, terra di cui mi manca ogni cosa: i colori, gli odori, i sapori, ma soprattutto tu, cara madre. Il suolo arido della mia cara terra, la fatica delle lunghe passeggiate verso il pozzo con i carichi d’acqua che servivano per dissetare tutta la comunità. Nella città in cui ora mi trovo faccio il muratore, carico “pezzi” sulle spalle dalla mattina alla sera, ma non tutti i giorni. La mattina aspetto assieme agli altri vicino al cantiere, se sono fortunato lavoro, altrimenti devo sperare nel giorno dopo. Non posso lamentarmi per come ci trattano, qui vivo nascosto, se ti lamenti quelli chiamano la polizia e ti fanno arrestare. La notte la passo in un dormitorio insieme ad altri connazionali e a cittadini di altre terre lontane.

La gente del posto è vestita bene, pulita, elegante, ma ci guarda con diffidenza e disprezzo. Non vive negli stessi posti dove abitiamo noi, anzi, quei posti li evita. L’amico a cui sto dettando questa lettera, uno colto, mi ha fatto vedere un giornale, mi ha detto che per i cittadini di questa nazione siamo tutti stranieri, ma alcuni di noi sono peggio degli altri. Noi siamo tra quelli peggio. Dicono che la mia gente insulta le donne, le tratta male, le picchia e le uccide, dicono che siamo negroidi con poco cervello, che se la nostra terra è così è perché ce lo meritiamo. Il mio datore di lavoro lancia epiteti contro quelli come noi, lo fa ridendo, crede di essere simpatico, ed infatti tra di loro ridono. Gli insulti sono le prime cose che ho appreso di questa lingua così strana e difficile. Eppure madre tu mi hai insegnato a rispettare le donne, ad amare colei che a mia volta sarà la madre dei miei bambini, allora perché questi uomini ci ritengono così brutali ed arretrati?

Perché ci giudicano con tanta superficialità? Si, c’è violenza nel nostro paese, molti dei nostri connazionali sono delinquenti ed hanno provocato molti morti, ma non siamo tutti uguali. Io vivo nella paura, temo il futuro, la mia terra mi ha rifiutato, la terra dei miei sogni anche, ed ora mi sento figlio di nessuno. A volte penso che sarebbe più semplice se facessi anch’io il delinquente, tu mi hai insegnato a vivere onestamente, eppure madre la fame, che pure conosco da quando sono nato, si fa sentire sempre più forte. Sono solo, e se non fosse per tutte le altre persone come me, con le quali mi consolo e trovo conforto, sarei già impazzito. Le cose non cambiano, nella nostra terra alcuni nostri connazionali dediti alla delinquenza ed al malaffare ci maltrattavano, ci sfruttavano, spesso ci uccidevano.

La crudeltà mi ha costretto alla fuga, la crudeltà mi costringe ora a vivere da reietto. Perché ora quegli stessi connazionali li ritrovo qui, dediti alla delinquenza, intenti a fare del male al prossimo, ma soprattutto a noi, ed anche qui, come nella mia terra, nessuno ci tutela e ci protegge. Siamo alla mercè della polizia, dei nostri connazionali delinquenti, del razzismo della gente. Mamma, il nostro popolo dev’essere maledetto, forse gli spiriti maligni ci hanno fatto il malocchio, ma non preoccuparti, la mia tempra è dura, ce la farò, anche se è davvero difficile essere un emigrato italiano in questo nuovo mondo. Una cosa ti prometto, se il signore vorrà concedermi questa grazia, a mio figlio insegnerò il rispetto e l’amore per il prossimo, chiunque esso sia, proprio come tu e nostro signore mi avete insegnato. Che Dio ti protegga.

Con amore,
Peppino Spadaro


Note:
La carenza d’acqua nel dopoguerra era un problema gravissimo in alcune zone dell’Italia, in Puglia è stato parzialmente risolto solo con la costruzione dell’Acquedotto Pugliese, alcune zone sono state raggiunte dalla rete idrica soltanto nel dopoguerra;
Questo articolo in lingua inglese, che nel titolo utilizza anche la parola italiana “creduloni” ci ricorda che ancora oggi circa 7/8 milioni di italiani visitano ogni anno dei maghi, di questi il 60% è donna e non ha mai finito le scuole superiori.
L’isola in mezzo al mare è Ellis Island;
All’epiteto «dago» riferito agli italiani in generale (forse dal nome spagnolo Diego o più probabilmente da dagger = accoltellatore) veniva loro in più anteposto l’aggettivo «black» (nero) per rimarcare la loro presunta «negritudine». In Louisiana prima della seconda guerra mondiale, anche se nati in America non potevano frequentare le scuole per i soli bianchi ed erano perciò obbligati a frequentare le scuole dei neri. In Alabama erano formalmente soggetti alle leggi anti-miscegenation. La loro paga era generalmente inferiore a quella degli stessi neri, inoltre erano spesso minacciati dal Ku Klux Klan e linciati per futili motivi: documenti locali affermano che gli «italiani» furono il gruppo più numeroso di vittime di linciaggio dopo i neri (e secondo quanto riportarono alcune fonti dell’epoca, furono il 90% di tutti i linciati che immigravano dall’Europa. Fonte
Vanzetti, poi ingiustamente condannato a morte insieme a Sacco dopo un processo farsa, così descrisse il suo ingresso negli Stati Uniti: “Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America”. E in seguito scrisse: “Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Quella era la Terra promessa. Il treno della sopraelevata passava sferragliando e non rispondeva niente. Le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me”.
Ecco alcuni degli epiteti affibiati agli italiani emigrati
Vietato l’ingresso
Abitazione in Veneto, 1930 circa.
Fonti: L’orda di Gian Antonio Stella e Passi di emigrante e la solita Wikipedia

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18.5.08

E' cambiato tutto, non è cambiato niente


Oscar Pistorius potrà gareggiare coi normodotati a Pechino se otterrà il tempo minimo di qualificazione.
Questa è la sentenza del TAS:
"La decisione del Consiglio della Iaaf del 14 gennaio 2008 è revocata con effetto immediato e Oscar Pistorius è eleggibile per gli eventi della Iaaf. Può usare le protesi Ossur Cheetah Flex-Foot, le stesse usate nei test richiesti dalla Iaaf ed esibite nell'udienza presso il Tas. La commissione del Tas ha stabilito che la Iaaf non è riuscita a provare l'infrazione da parte di Pistorius della regola 114.2 (e). Sulla base degli elementi portati da esperti di entrambe le parti, la commissione non si è convinta che ci fossero sufficienti prove di qualsiasi vantaggio metabolico di una persona con due amputazioni che usa le Cheetah Flex-Foot. Inoltre, la commissione del Tas ha considerato che la Iaaf non è riuscita a provare che gli effetti biomeccanici derivanti dall'uso di particolari protesi diano a Pistorius un vantaggio sugli atleti che non le usano. La commissione del Tas ha sottolineato che l'applicazione della sua decisione riguarda solo Oscar Pistorius e solo l'uso di quel tipo di protesi. La commissione non esclude la possibilità che in futuro, con le nuove conoscenze scientifiche, la Iaaf possa riuscire a dimostrare che le protesi Cheetah Flex-Foot diano un vantaggio a Pistorius sugli altri atleti."
Quindi sbugiardata la Iaaf, che aveva escluso Pistorius dai giochi. Per lui certamente una bella vittoria, l'inizio di un nuovo percorso, nuova consapevolezza.
Però in generale non è cambiato molto: fino a quando si continuerà a discutere di queste cose sempre con la paura della vera integrazione disabili/normodotati, fino a quando si avrà paura di creare nuovi "eroi" non "convenzionali", non si risolverà il problema alla radice.
C'è anche da constatare che per giustificare la propria tesi si chiamano esperti che emettono le loro sentenze non si sa in base a quali calcoli. Si ha la sensazione che debbano farsi pubblicità, e che siano chiamati apposta per assecondare una decisione già presa. L'unico modo infatti per sapere se queste protesi avvantaggino un uomo sarebbe quello di confrontare le prestazioni dello stesso prima e dopo l'amputazione. Siccome questo non è possibile non si può sapere se queste protesi consentano tempi migliori.
Andando a buon senso (che più o meno in questi casi è anche l'unico mezzo che gli scienziati possono scegliere di utilizzare), bisognerebbe capire che la natura ha concepito nel corso della storia creature eccezionali, quasi perfette, quando l'uomo tenta di imitarla riesce a realizzare cose neanche minimamente paragonabili in termini di efficienza, durata ed efficiacia. Questa è l'unica considerazione che si può fare, gli altri sono semplicemente pareri personali, e come tali opinabili.
Quindi auguri a Pistorius, ma speriamo che le cose cambino radicalmente, che non si avverta più il bisogno di discutere su cose futili e sulla base di opinioni per evitare di affrontare il problema vero, che in questo caso è l'integrazione e la tolleranza nei confronti dell'altro e del diverso.

Pubblicato anche su MenteCritica

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14.5.08

Umilmente scusa


Eccomi qui, a scrivere due lettere per giustificare l'assenza e autofalsificare la firma.
Periodo strano questo, intenso, felice ma anche triste, simpatico ma anche stronzetto, nebuloso ma anche chiaro, riflessivo ma anche impulsivo. Sto cominciando a imparare da Waltroni (non è un errore di battitura), ma la mia non è forma neo-politichese, è sostanza. Waltroni direbbe che è forma ma anche sostanza, ma io mi dissocio come Fabio Fazio e questa volta dico no! Non è forma ma è sostanza. Che però si esprime con una forma. Vi sembra lineare e comprensibile quello che sto dicendo? No? E' perchè la forma è nebulosa. E questo esprime il periodo nebuloso, che nella fattispecie è la sostanza.
La verità è che non ho molto tempo per seguire lo sport, sono stufa dei discorsi sulle olimpiadi perchè ormai si è detto tutto quello che si poteva dire, sono senza alcuna ispirazione, sto abbastanza tempo davanti al computer ma per lo più per studiare o documentarmi sull'attualità, dato che stomaco, fegato e intestino somatizzano eccessivamente i telegiornali.

Ma mi impegno: cosa si può dire sullo sport?
E' iniziato il giro d'Italia...Wow...Aspettiamo le salite per i primi controlli antidoping positivi e il solito moralismo finto e idiota.
La Ferrari vince, niente di nuovo, anche se aspettiamo qualche strano guasto alla macchina di Massa perchè Raikkonen viene pagato il quartuplo del brasiliano ma la Ferrari non ha un primo pilota, e quindi vince il più forte cioè quello che ha meno danni alla macchina che guardacaso è sempre Raikkonen...Forse non hanno un primo pilota nel senso che uno vince il mondiale, l'altro vince il premio simpatia.
Trento ha vinto lo scudetto di pallavolo...
Si stanno giocando i quarti di finale dei playoff di basket e la Fortitudo è praticamente spacciata perchè è già sullo 0-2 in favore della strafavorita Siena...
Altro? Probabilmente si, ma al momento non mi viene in mente, televideo volant!!!
Buonanotte.
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4.5.08

Breve riflessione decontestualizzata e impertinente


Penso che si potrebbe innescare un circolo virtuoso cominciando a dare più visibilità agli sport -che non voglio definire minori ma diversi dal calcio- senza snaturarne i valori e l’identità. Penso che i calendari non mercifichino lo sport, ma le figure “protagoniste” delle foto. Il calcio è mercificato non certo per i calendari, ma perchè è in tv ogni sera.
Poi c’è molta ipocrisia attorno agli sport diversi, sto aspettando che alle olimpiadi si alzi un coro unanime di santi che vorrebbero più spesso questi sport in tv, ma come al solito non cambierà niente!
Poi attorno al rugby si sono dette troppe cose, ad un certo punto è diventato il simbolo della pulizia, neanche fosse il viakal, con la solita ipocrisia.
La verità è che qualunque sport ci fosse in Italia visibile come il calcio sarebbe occupato dalla violenza e da tutti gli effetti collaterali del potere.




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